LOBBY ARMI – Ecco come il Governo Meloni vuole rendere invisibile e incontrollabile il Mercato dei Signori della Guerra.

Dalla padella alla Brace. Dopo il business dei vaccini, ora prospera il commercio delle armi

Nell’immagine di copertina il Ministro della Difesa Guido Crosetto in divisa dell’Esercito Italiano e il sofisticato sistema anti-missile BriteCloud prodotto da Leonardo e adottato sugli F-16 della Guardia Nazionale USA.

Come per i vaccini “anti-Covid” dove le industrie internazionali del farmaco hanno nuotato come “Paperon de Paparoni” nel danaro elargito dagli stati della comunità europea, il commercio delle armi è un argomento ancor più complesso e delicato. Intorno ad esso circolano milioni di euro e non a caso possono influenzare in maniera incisiva il PIL di una Nazione. Il principale esportatore di armi al mondo sono gli Stati Uniti (1) con il 38,6% delle vendite internazionali di armi tra il 2017 e il 2021, la Russia si posiziona al secondo posto, mentre la Cina ha rilanciato le vendite internazionali ed è ora il quarto esportatore di armi.

L’Italia , negli ultimi anni (2019-2023) ha visto aumentare il volume di esportazione  di materiale bellico del’ 86%, grazie anche ai vari conflitti che si sono aperti in Ucraina ed in Palestina.

Purtroppo quando ci sono troppi interessi in gioco, si dimentica che il commercio delle armi ha implicazioni significative sulla sicurezza globale, calpestando la vita ed i diritti umani. Esistono però trattati internazionali, come il Trattato sul commercio delle armi (ATT) (2), dove all’articolo 7 vengono stabiliti i criteri che gli Stati, che hanno siglato questo trattato, devono considerare al momento della decisione sulla concessione o meno di un’autorizzazione alle esportazioni.

Il 5 maggio 2023, l’attuale Governo (Meloni) ha presentato alle Camere la Relazione annuale del Presidente del Consiglio, relativa all’anno 2022 (governo Draghi),  sulle operazioni autorizzate e svolte per il controllo delle esportazioni, importazioni e transito dei materiali di armamento, con allegate le relazioni pervenute dai Ministeri, incluse le relative tabelle (Doc. LXVII, n. 1).

Il Documento è stato trasmesso ai sensi dell’articolo 5 della legge n. 185 del 1990 secondo il quale il Presidente del Consiglio dei Ministri invia al Parlamento una relazione entro il 31 marzo di ciascun anno in ordine alle operazioni autorizzate e svolte entro il 31 dicembre dell’anno precedente.

La guerra di “Guido”. Occultare la trasparenza democratica per ingrossare la lobby delle armi

Il 21 febbraio 2024, il Senato della Repubblica, ha approvato il seguente disegno di legge, d’iniziativa del Governo: Modifiche alla legge 9 luglio 1990, n. 185, recante nuove norme sul controllo dell’esportazione, importazione e transito dei materiali di armamento.

Un duro colpo per limitare ancor di più il ruolo del Parlamento e ridurre al minimo l’informazione ed azzerare la trasparenza, dove vede l’Italia o, meglio la lobby degli armamenti italiane, coinvolte sempre più in un commercio internazionale di armi, senza dimenticare che l’attuale Ministro della Difesa Guido Crosetto, è stato presidente della Confindustria delle Armi ed ex consulente dell’industria nazionale dei sistemi di difesa Leonardo spa.

Nel 2021, le esportazioni hanno raggiunto un valore pari a oltre 4,6 miliardi di euro, mentre le importazioni sono state circa 679 milioni. Un affare che fa gola a tutte le grandi industrie belliche, fatturato che con il perdurare dei conflitti crescerà in maniera vertiginosa. Che sia questo il motivo per cui mai nessuno parla di pace e propone un tavolo di trattativa?

La normativa sui trasferimenti di armamento, legge n 185 del 1990

la legge n 185 del 1990 disciplina le norme sul controllo dell’esportazione, importazione e transito dei materiali di armamento da parte dello Stato, attraverso relazioni analitiche per tipi, quantità e valore del commercio di armi, indicandone gli stati di avanzamento annuali sulle esportazioni, importazioni e transiti di materiale bellico e sulle esportazioni di servizi oggetto dei controlli e delle autorizzazioni previste dalla legge su menzionata (Art. 5).

L’Italia, ha inoltre, ratificato il Trattato sul commercio delle armi (Arms Trade Treaty– ATT), adottato dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite il 2 aprile 2013 ed entrato in vigore il 24 dicembre 2014, che, nel regolamentare i trasferimenti di armi convenzionali, prevede ipotesi di tassativo rifiuto di concessione della licenza e ipotesi nelle quali è richiesta una specifica valutazione del rischio.

Attualmente, la disciplina nazionale regola i trasferimenti di materiali d’armamento ed individua in via generale e preventiva alcune fattispecie di divieto ad esportare e importare, ed i requisiti indispensabili per poter operare nel settore, fissando altresì dettagliatamente le modalità e le varie fasi dei procedimenti autorizzativi, fissando altresì il principio generale di controllo dello Stato di importazione, transito, trasferimento ecc. dei materiali di armamento.

La normativa vieta altresì l’autorizzazione ad effettuare le movimentazioni di prodotti per la difesa quando queste contrastino con l’articolo 11 della Costituzione italiana “L’Italia  ripudia la guerra come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali….”; con gli impegni internazionali dell’Italia, tra i quali gli accordi concernenti la non proliferazione; con i fondamentali interessi della sicurezza dello Stato, della lotta contro il terrorismo e del mantenimento di buone relazioni con altri Paesi.

I divieti si applicano inoltre quando mancano adeguate garanzie sulla definitiva destinazione dei prodotti per la difesa, ovvero sussistono elementi per ritenere che il destinatario previsto utilizzi gli stessi prodotti a fini di aggressione contro un altro Paese, al fine di evitare casi come quello accaduto il 29 gennaio 2021, in cui UAMA (Unità per le autorizzazioni dei materiali di armamento) e Ministero degli Esteri, a seguito di una risoluzione parlamentare votata ad ampia maggioranza, ha imposto la sospensione, di forniture e le licenze di esportazione di bombe e missili all’Arabia Saudita e agli Emirati Arabi Uniti per il loro coinvolgimento nella guerra in Yemen.

Opposizione farlocca

Ebbene con una serie di azioni parlamentari si sta smantellando una legge che sino ad oggi ha permesso di accertare, regolamentare e controllare, le esportazioni e le importazioni di armi non solo italiane. Pertanto con un disegno di legge predisposto dal governo di  Giorgia Meloni e presentato  in Commissione Affari esteri e difesa al Senato (Atto Senato n. 855) l’11 agosto 2023, l’imbrigliamento della legge  sta proseguendo indisturbato il suo iter.

Infatti dopo i passaggi avvenuti in sordina presso la 3^ commissione permanente (affari esteri e difesa), e dopo l’approvazione avvenuta il 21 febbraio 2024 da parte del Senato, il 26 febbraio 2024 è approdato alla Camera (c.1730) (3) per l’approvazione definitiva. Tutto ciò sotto gli occhi di una finta-opposizione dedita solo a contendersi ed al conteggio delle poltrone delle varie elezioni regionali che si sono appena concluse.

Ma quello che rende ancor più basiti, è trovare come relatrice alla Commissione, la Sen. Stefania Gabriella Anastasia Craxi, Membro della Commissione straordinaria per la tutela e la promozione dei diritti umani e Membro della Commissione parlamentare per l’infanzia e l’adolescenza , ovvero con una mano tutela e salvaguarda i diritti umani e l’adolescenza, ma con l’altra arma i loro carnefici.

Come rendere innocua la legge n 185 del 1990 per far proliferare il commercio di armi senza controllo

Un meccanismo perfido e scaltro. Il disegno di legge ripristina il Comitato interministeriale per gli scambi di materiali di armamento per la difesa (Cisd) composto dal presidente del Consiglio dei ministri, che lo presiede, e dai ministri degli Affari esteri e della Cooperazione internazionale, dell’Interno, della Difesa, dell’Economia e delle finanze e delle imprese e del Made in Italy, al fine (secondo la nota ufficiale) di assicurare un coordinamento adeguato al massimo livello politico delle scelte strategiche in materia di scambi di armamenti.

Ma la realtà è ben diversa, l’unico scopo è quello di porre il veto ai divieti alle esportazione di armi che il ministero degli Esteri e della cooperazione internazionale (Maeci), su proposta dell’Autorità nazionale Uama (Unità per le autorizzazioni dei materiali di armamento), può decidere in applicazione delle norme stabilite dalla legge e delle decisioni votate dal Parlamento. Dunque ancora una volta il Parlamento è depauperato dai suoi poteri, assumendo sempre più un ruolo di scalda sedie, mentre il Comitato interministeriale (Cisd) può dunque revocare ogni proposta di divieto del (Maeci) senza che nessuno, nemmeno il Parlamento, ne sappia nulla.

La trasparenza  sul commercio estero delle armi diventa una invisibile

in conclusione le industrie belliche italiane vedono questa modifica alla legge come una manna dal cielo sulle loro attività, un disegno di legge che riduce la trasparenza e l’informazione sulle loro attività di esportazioni di armamenti, impedendo di fatto, di monitorare gli affari delle industrie  del settore dando la possibilità di non denunciare le esportazioni a Paesi belligeranti, a regimi autoritari i cui governi sono accusati di gravi violazioni di diritti umani.

Non verrà più richiesto, come previsto dalla legge attuale,  che la relazione annuale contenga le indicazioni analitiche con i paesi di destinazione della tipologia degli armamenti e le relative imprese autorizzate, oltre all’elenco degli accordi da Stato a Stato. Infine dalla relazione non risulteranno più quali sono le banche, nazionali ed estere, che traggono profitti dal commercio di armi verso l’estero, in particolare verso Paesi autoritari o coinvolti in conflitti armati,a discapito della pace, della sicurezza e del rispetto dei diritti umani.

Conclusioni

Da Gaza all’Ucraina e fino al Mar Cinese Meridionale, il commercio di armi continua ad avere implicazioni profonde – e spesso devastanti – per la pace globale, la sicurezza e l’economia.

Secondo il SIPRI, (STOCKHOLM INTERNATIONAL PEACE RESEARCH INSTITUTE ) nel 2022 la spesa militare europea ammontava a 345 miliardi di euro, una cifra mai raggiunta negli ultimi 30 anni, mentre la Presidente del Parlamento Europeo Ursula Von der Leyen, punta agli appalti congiunti per l’acquisto di armi come già fatto per i vaccini.

La Commissione europea ha stanziato 800 milioni per finanziare 38 progetti di mobilità militare in 10 paesi dell’UE; ha anche presentato il “primo piano industriale di difesa europea della storia” da 1,5 miliardi da spendere nel 2025-2027 per rafforzare le difese militari dell’UE e supportare l’Ucraina, passando da una visione “emergenziale” a una a “lungo termine” dove la Russia è considerata una costante minaccia per l’UE.

Scholz ha inaugurato la costruzione del più grande stabilimento della Germania per la produzione di proiettili d’artiglieria, per aumentare la difesa nazionale e supportare gli alleati. Il Regno Unito, stando all’Integrated Review (pag. 34, punto 11) e al Defence Command Paper (pag. 45, punto 7), vuole aumentare la produzione bellica.

L’Italia segue a ruota la NATO, infatti, secondo il SIPRI, nel 2022 la prima società europea per produzione di armi è stata Leonardo, in linea con le direttive NATO il governo ha presentato un programma pluriennale di “rinnovamento della componente corazzata” che prevede l’acquisto di 132 carrarmati Leopard per una spesa di circa 8 miliardi di euro. Dunque la modifica alla legge n 185 del 1990 non è un caso, ma segue un progetto ben delineato ed è uno dei tanti STEP da compiere, per arrivare …

Piero Angelo De Ruvo

Sottufficiale dell’Esercito Italiano in Congedo.. Ex sindacalista militare
Membro del direttivo dell’associazione Constitutio Italia

fonte https://www.gospanews.net/2024/03/14/lobby-armi-16-ecco-come-il-governo-meloni-vuole-rendere-invisibile-e-incontrollabile-il-mercato-dei-signori-della-guerra/

Un pensiero riguardo “LOBBY ARMI – Ecco come il Governo Meloni vuole rendere invisibile e incontrollabile il Mercato dei Signori della Guerra.

  1. Possiamo pure preoccuparci, dato che una guerra nucleare, a cui ci stiamo avvicinando, escluderebbe l’uso di altri tipi di armi …

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